di Rosario Sapienza
La stampa italiana registra in questi giorni non pochi commenti critici al documento noto come
“Agenda Monti” diffuso dal premier uscente professor Mario Monti e presentato
come il programma della sua ... “salita in
politica”. Tra le varie critiche, trovo
particolarmente importanti quelle avanzate da Stefano Rodotà su la Repubblica e da
Vladimiro Zagrebelsky su La
Stampa di oggi. Con vari argomenti, i due commentatori
lamentano il fatto che nell'attuale dibattito culturale italiano e in particolare nell’Agenda
Monti, la questione dei diritti e delle libertà sia quasi del tutto
assente. Entrambi ritengono che queste tematiche siano però adeguatamente
sviluppate in Europa e che il problema sarebbe insomma tutto italiano.
Ora, è condivisibile l’affermazione secondo la quale la
sensibilità per la tematica dei diritti è molto maggiore nei Paesi europei
diversi dall’Italia, mentre è più difficile accettare la tesi della protezione
dei diritti quale caratteristica del modello europeo di governance che dunque l’Agenda Monti avrebbe così tradito. E’ vero
che l’Unione europea è stata insignita del premio Nobel per la pace, tra
l’altro, per la propria azione a favore dei diritti umani, ma abbiamo avuto
modo di segnalare quanti dubbi e perplessità abbia suscitato questo
riconoscimento.
Al contrario, bisogna ricordare come diverse Corti
costituzionali di Stati europei, e tra queste soprattutto quella tedesca e
quella italiana, abbiano affermato che i livelli di garanzia dei diritti umani
nel modello di governance della Comunità europea, prima, e dell’Unione,
poi, lascino a desiderare. Basta qui rievocare la risalente giurisprudenza Solange della Corte tedesca e la teoria
dei controlimiti della nostra Corte costituzionale. Tanto che, sia pure tra
non poche difficoltà, l’Unione sta negoziando la propria adesione alla
Convenzione europea dei diritti dell’uomo.
Insomma, nell’Agenda Monti non si parla né di diritti né di
libertà, perché nel modello dell’Unione europea di essi ci si cura in verità
poco e solo in quanto siano funzionali all’instaurazione e al buon
funzionamento del Mercato Unico. E l’Agenda Monti, per ammissione del suo
stesso autore, è un elenco di cose da farsi perché l’Italia possa degnamente
continuare a sedere tra i membri dell’Unione. Una Unione nella quale
evidentemente la tutela dei diritti e delle libertà non è la prima
preoccupazione.
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