martedì 23 ottobre 2012

Sud e Mediterraneo. La XXX Cattedra Sturzo a Caltagirone


 La Cattedra Sturzo è una singolare Scuola di Politica, avviata nel 1981 dall'Istituto di Sociologia "Luigi Sturzo" di Caltagirone in collaborazione con l'Istituto Sturzo di Roma. Essa si propone non solamente la diffusione dell'insegnamento di Sturzo, ma anche l'aggiornamento e il dibattito su problemi politici e sociali di attualità.  Qui di seguito il mio articolo di presentazione della XXX Cattedra, apparso su La Sicilia del  16 ottobre 2012

Cattedra Sturzo

Mediterraneo nesso sottile ma solido Sicilia-Africa


Dal  17 al 19 ottobre prossimi Caltagirone ospiterà la trentesima edizione della Cattedra Sturzo dedicata allo studio  del tema  “Sud e Mediterraneo”. Negli ultimi anni il tema del Mediterraneo è stato costantemente all’attenzione degli incontri della Cattedra Sturzo, sin dall’oramai storico corso del 1997 su “Partenariato euromediterraneo e Poteri Locali”.

Il punto di partenza della riflessione sarà anche questa volta l’insegnamento di Sturzo, che scriveva profeticamente nel gennaio del 1923:

“Come l’Alta Italia ha una zona naturale di commercio e di comunicazioni che s’irradia nell’Europa centrale, specialmente del nord e dell’est […]; così il Mezzogiorno continentale e le  Isole hanno la loro zona nel mediterraneo, e sono non solo il ponte gettato dalla natura fra le varie parti del continente europeo in rapporto alle coste africane ed asiatiche, ma il centro economico e civile più adatto allo sviluppo delle forze produttive e commerciali e punto di interferenza degli scambi. Il Mediterraneo fu sempre bacino dell’Europa più denso di traffici; e la civiltà di vari millenni dimostra che sempre il Mediterraneo avrà una sua economia che non può venir meno, perché basata su necessità naturali”.


Sturzo probabilmente nel suo testo vedeva il Mediterraneo come una zona di espansione coloniale per l’Italia e in particolare per il suo Meridione, come prova un passo successivo di quell’intervento

“ Una politica del Mediterraneo può coesistere con una politica del Centro e dell’Oriente Europeo. Ebbene, questa politica sarà la nostra, insieme a quella mediterranea; politica puramente economica, di lavoro, di scambi, di cooperazione, di pace, di dignità verso l’estero. […] Non certo quella i puro equilibrio nel gioco delle grandi forze internazionali in contrasto; […] ma quella posizione centrale, che possa farci fare una politica di pacifica espansione mediterranea e adriatica, che valga a valorizzare la nostra economia e gli sforzi produttivi delle nostre industrie e dell’agricoltura”.

Oggi noi invece vorremmo cogliere, attraverso il nostro incontro di quest’anno, il nesso sottile ma solido che ci lega in una comunanza di destini ai popoli dell’Africa del Nord, oggi ancora alla ricerca di una nuova stagione di diritti e di prosperità. Nesso che ha una sua dimensione ineludibile, proprio con specifico riferimento ai Paesi che si affacciano sul Canale di Sicilia (Libia e  Tunisia, soprattutto) e alle specificità socio-economiche e culturali che caratterizzano quest’area, che rimane di prioritario riferimento per noi. Prova ne sia il fatto che quasi esclusivamente da queste zone si originano i flussi migratori che finiscono sul nostro territorio. O ancora, potremmo ricordare, la singolare forma di integrazione siculo-tunisina che interessa la marineria attiva nell’area della Sicilia occidentale. Ma potremmo pure parlare della costante emarginazione economica e culturale che da decenni si riserva alla Sicilia e che in forme sempre nuove si rinnova.

 Dunque, nell’interrogarci sulla dimensione della dignità e dei diritti o sugli squilibri economici delle sponde del Mediterraneo, così come sugli inarrestabili movimenti di popolazione, parleremo non solo degli “altri”, ma anche di noi stessi, di un futuro che il comune passato può contribuire a disegnare diverso.

Rosario Sapienza