Dal 17 al 19 ottobre prossimi Caltagirone
ospiterà la trentesima edizione della Cattedra Sturzo dedicata allo studio del tema
“Sud e Mediterraneo”. Negli ultimi anni il tema del Mediterraneo è stato
costantemente all’attenzione degli incontri della Cattedra Sturzo, sin
dall’oramai storico corso del 1997 su “Partenariato euromediterraneo e Poteri Locali”.
Il punto di
partenza della riflessione sarà anche questa volta l’insegnamento di Sturzo,
che scriveva profeticamente nel gennaio del 1923:
“Come l’Alta Italia ha una zona naturale
di commercio e di comunicazioni che s’irradia nell’Europa centrale,
specialmente del nord e dell’est […]; così il Mezzogiorno continentale e
le Isole hanno la loro zona nel
mediterraneo, e sono non solo il ponte gettato dalla natura fra le varie parti
del continente europeo in rapporto alle coste africane ed asiatiche, ma il
centro economico e civile più adatto allo sviluppo delle forze produttive e
commerciali e punto di interferenza degli scambi. Il Mediterraneo fu sempre
bacino dell’Europa più denso di traffici; e la civiltà di vari millenni
dimostra che sempre il Mediterraneo avrà una sua economia che non può venir
meno, perché basata su necessità naturali”.
Sturzo probabilmente nel suo testo
vedeva il Mediterraneo come una zona di espansione coloniale per l’Italia e in
particolare per il suo Meridione, come prova un passo successivo di
quell’intervento
“ Una politica del Mediterraneo può
coesistere con una politica del Centro e dell’Oriente Europeo. Ebbene, questa
politica sarà la nostra, insieme a quella mediterranea; politica puramente
economica, di lavoro, di scambi, di cooperazione, di pace, di dignità verso
l’estero. […] Non certo quella i puro equilibrio nel gioco delle grandi forze
internazionali in contrasto; […] ma quella posizione centrale, che possa farci
fare una politica di pacifica espansione mediterranea e adriatica, che valga a
valorizzare la nostra economia e gli sforzi produttivi delle nostre industrie e
dell’agricoltura”.
Oggi noi
invece vorremmo cogliere, attraverso il nostro incontro di quest’anno, il nesso
sottile ma solido che ci lega in una comunanza di destini ai popoli dell’Africa
del Nord, oggi ancora alla ricerca di una nuova stagione di diritti e di
prosperità. Nesso che ha una sua dimensione ineludibile, proprio con specifico
riferimento ai Paesi che si affacciano sul Canale di Sicilia (Libia e Tunisia, soprattutto) e alle specificità
socio-economiche e culturali che caratterizzano quest’area, che rimane di
prioritario riferimento per noi. Prova ne sia il fatto che quasi esclusivamente
da queste zone si originano i flussi migratori che finiscono sul nostro
territorio. O ancora, potremmo ricordare, la singolare forma di integrazione
siculo-tunisina che interessa la marineria attiva nell’area della Sicilia
occidentale. Ma potremmo pure parlare della costante emarginazione economica e
culturale che da decenni si riserva alla Sicilia e che in forme sempre nuove si
rinnova.
Dunque, nell’interrogarci sulla dimensione
della dignità e dei diritti o sugli squilibri economici delle sponde del
Mediterraneo, così come sugli inarrestabili movimenti di popolazione, parleremo
non solo degli “altri”, ma anche di noi stessi, di un futuro che il comune
passato può contribuire a disegnare diverso.
Rosario
Sapienza
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