domenica 23 dicembre 2012

La crisi dell'Europa vista da Habermas


                   di Rosario Sapienza

E’ in libreria in Italia per i tipi di Laterza, "Questa Europa è in crisi", una parziale traduzione dal tedesco dell’ultimo volume di Jürgen Habermas, Zur Verfassung Europas. Ein Essay, uscito l’anno scorso in Germania.

L’edizione italiana comprende dunque due saggi (è stata espunta una parte che riguardava più direttamente questioni di interesse interno tedesco), uno dedicato alla ricostruzione della storia del concetto di dignità umana  (pp. 3-31) e l’altro (pp. 33-98)  alla possibilità di una Europa costituzionale che evolva verso un obiettivo dichiaratamente federale

Nel riproporre le sue note posizioni sulla possibilità e desiderabilità di una Costituzione europea (magari aggiornate al Lissabon Urteil della Corte federale tedesca, i cui riflessi si colgono nel ruolo che il filosofo riserva agli Stati nazionali di garanti della giustizia e della libertà),  Habermas  si riconferma il più coerente erede di una tradizione kantiana e di quanto essa debba all’illuminismo tedesco.

Il chiaro autore infatti vede e disegna un quadro nel quale esistono solo l’individuo, gli Stati nazionali e le istituzioni dell’Unione (a parte il cenno a  p. 76 a un “legame politicamente rilevante con la regione d’origine”, peraltro oggetto di un fugace riferimento). Sembra dimenticare invece che la storia dell’Europa è stata fatta dalle sue comunità vitali, dalle regioni e dalle corporazioni, dai territori per i quali egli non ha attenzione, costruendo un progetto istituzionale appunto “illuministico”,  scollegato dalla realtà vitale dell’Europa. 

E’ ben comprensibile, storicamente, che il progetto di una liberazione dell’uomo dalle pastoie della società feudale abbia portato a considerare funzionale l’abbandono della dimensione territoriale, o meglio a sostituire ai legami vitali con il territorio un nesso formale con una entità astratta come lo Stato (cittadinanza) o ultrastatuale come la natura umana (diritti umani), ma gli esiti attuali di questo processo (del quale non condividiamo la ottimistica valutazione di Habermas) rendono necessaria una ripartenza proprio dai territori. Solo una Europa delle regioni potrà offrire una garanzia autentica dei diritti umani.


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