Il dibattito sulle autonomie differenziate, o sul regionalismo asimmetrico,
in Italia verte essenzialmente sulla maggiore o minore efficienza che la
prospettata riforma potrebbe, secondo i suoi sostenitori, assicurare al sistema
politico italiano nel suo complesso.
Viene però segnalato che in Europa il tema del regionalismo asimmetrico
non è in alcun modo un argomento tabù.
È utile però sottolineare come in Europa il regionalismo differenziato
si leghi soprattutto all’esigenza di dare adeguata rappresentanza a distinte
componenti etniche presenti sul territorio di alcuni Stati.
Si pensi, ad esempio, al Belgio, che, Stato originariamente unitario,
ha avviato, a partire dal 1970, un ciclo di riforme che lo hanno portato ad
assumere, nel 1993, l’attuale forma federale.
O ancora al Regno Unito, che ha adottato negli ultimi anni un modello
regionale asimmetrico giungendo sulla soglia della separazione della Scozia,
nella quale, nel 2014, si è svolto un referendum sull’indipendenza.
Anche l’esperienza spagnola presenta punti di contatto con gli
esempi appena richiamati, quantomeno in relazione alla ratio sottesa al
processo di identificazione delle Comunità autonome. In particolare alcune
regioni, quali Catalogna, Galizia, Paese Basco, Comunità Valenciana, Isole Baleari,
presentano una lingua ed una cultura proprie, e dunque una distinta identità
etnica.
In tutti questi Paesi, insomma, l’identificazione geografica prende
avvio dal riconoscimento delle diverse nazionalità e della correlativa
composizione multinazionale dello Stato.
Ora, da questo punto di vista, è corretto affermare che la
situazione corrispondente si è già verificata in Italia per il riconoscimento
dell’autonomia speciale ad alcune regioni in Costituzione.
E dunque, se pure è vero che anche nella legislazione
regionale più recente è agevole riscontrare, seppur con accenti diversi, il
rilievo crescente assunto dai fattori storici e tradizionali, comunque si
vogliano valutare queste prese di posizione (quale ad esempio l’evocazione del
«popolo veneto» in alcune occasioni da parte della Regione Veneto), la matrice
del regionalismo asimmetrico in Italia appare invece da ricondursi a un
desiderio di competizione amministrativa con il sistema unitario dominato dagli
Enti centrali, spesso polemicamente definito come inefficiente e
iperburocratico.
Insomma, tutta un’altra problematica.
Rosario Sapienza
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