domenica 14 giugno 2020

Per i venticinque anni del Comitato delle Regioni dell'Unione europea

Si è tenuta a Bruxelles dall'11 al 13 febbraio scorsi la sessione inaugurale del nuovo Comitato delle Regioni dell'Unione europea eletto per il quinquennio 2020-2025.

Istituito ormai più di venticinque anni fa, nel 1994, esso assicura la rappresentanza nel panorama europeo delle autorità regionali e locali degli Stati membri,al fine di poter esprimere il loro parere sulle strategie dell'Unione che tocchino i profili di loro competenza.

Ai sensi dell'articolo 307 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, infatti, "Il Parlamento europeo, il Consiglio o la Commissione consultano il Comitato delle regioni nei casi previsti dai trattati e in tutti gli altri casi in cui una di tali istituzioni lo ritenga opportuno, in particolare nei casi concernenti la cooperazione transfrontaliera".

Con la creazione del Comitato delle Regioni, i canali rappresentativi all'interno dell'Unione si sono arricchiti di una nuova dimensione, accanto a quella politica generale assicurata tramite il Parlamento europeo, quella per ceti, veicolata attraverso il Comitato economico e sociale, e, volendo aderire ad una opinione diffusa, quella dei Governi assicurata dal Consiglio dell'Unione.

Si tratta di un risultato importante e l'operato del Comitato in questi venticinque anni, zelante ed intenso, sta a dimostrarlo.

Inoltre, l'esistenza del Comitato ha fatto da catalizzatore ad un vivace movimento associativo delle regioni e dei poteri locali in Europa che ha reso questi enti protagonisti dello spazio europeo e ha notevolmente condizionato l'operato delle istituzioni e degli stessi Stati.

Tanto che, molti (e noi tra questi) cominciano a pensare che il ruolo consultivo previsto dall'articolo 307 sia decisamente riduttivo per una realtà così ricca e articolata.

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